27 agosto 2017

Sette falsi miti sui cocktail: i consigli di Campari Academy

Campari Academy fornisce qualche consiglio su come riconoscere un buon cocktail, come scegliere il cocktail giusto, come degustare un cocktail senza esagerare con le quantità. Questi e altri contenuti legati al bartending saranno oggetto del viaggio per l'Italia, in 23 tappe, per fare formazione sui barman, figura professionale sempre più centrale e sempre più vicina ad un ruolo educativo dei consumatori. Il tour, realizzato da Campari Academy, è reso possibile grazie a un truck allestito e s'inserisce nell'ambito del progetto #Beremeglio lanciato da Federvini e Fipe a sostegno del consumo responsabile e della qualità del servizio nei pubblici esercizi italiani.

Sette miti da sfatare

Un Cocktail con poco ghiaccio, please
Un cocktail con tanto ghiaccio non si annacqua, anzi è esattamente il contrario: un’abbondante quantità di ghiaccio crea 'l’effetto iceberg' necessario per tenere il cocktail fresco più a lungo e rallentare la diluizione dei liquidi.

Il cocktail è ristretto se il bicchiere è piccolo
Il bicchiere è parte integrante della ricetta. Ogni cocktail ha i suoi ingredienti, le sue dosi corrette e il suo bicchiere per essere all’altezza del proprio nome. Ad esempio, per il Cosmopolitan e il Manhattan è necessaria la coppa. 

Il cocktail non è cool se ha pochi ingredienti
Less is more: come dimostrano molti dei cocktail che hanno scritto la storia della Mixology (Negroni, Aperol Spritz e Gin Tonic), il mix perfetto è spesso composto da solo due o tre ingredienti, sapientemente combinati.

I cocktail dolci e fruttati sono più leggeri
Non è vero. I cocktail dal gusto dolce non sono necessariamente leggeri, così come quelli bitter non sono sempre forti. Alcuni cocktail a base di rum sono dolci, ma hanno una gradazione alcolica più alta della media.

Non si sente l'alcol … è possibile aggiungerne un po'?
Il segreto di un cocktail perfetto sta nell'equilibrio dei suoi ingredienti, nella giusta diluizione e temperatura. Quando l’alcol non si sente molto significa che il cocktail ha rispettato il bilanciamento degli ingredienti, amalgamando in modo corretto tutti i sapori. La presenza invadente e pungente dell'alcol, spesso, è sintomo di un cocktail non preparato a regola d’arte.

Tra una fetta di arancia e un ombrellino non c’è differenza
In realtà, anche la guarnizione è parte integrante e imprescindibile della ricetta. Ad esempio, un Americano senza la fettina d’arancia e la scorza di limone non può essere un vero Americano.

Un buon cocktail è come il total black: perfetto per ogni occasione
Ogni cocktail ha il suo momento. Il gusto bitter è perfetto per l’aperitivo perché stimola l’appetito. I long drink (Mojito, Gin Tonic), i cocktail sour (Daiquiri) e i più sofisticati (Old Fashioned, Boulevardier) si apprezzano maggiormente dopo cena.