Un colpo di fulmine. È quello che pochi mesi fa è arrivato dritto al cuore di Emidio De Albentiis (nella foto, a destra), professione storico, critico d’arte e archeologo, durante uno spettacolo teatrale degli Oblivion, artisticamente nati nel 2002, ma saliti agli onori della ribalta nel 2009, quando sul web spopolò la pièce ‘I promessi sposi in 10 minuti’, irresistibile parodia del romanzo di Manzoni.
Chi sono gli Oblivion, visti da vicino?
Tutti e cinque i componenti del gruppo si sono formati a Bologna alla Bernstein School of Musical Theater, un’istituzione del musical, e si sono dedicati con impegno anche all’insegnamento. Le due donne, Graziana Borciani e Francesca Folloni, entrambe reggiane, sono dotate di splendide voci, come del resto anche i tre uomini del gruppo, il triestino Davide Calabrese, Lorenzo Scuda, bolognese di Porretta Terme e l’eugubino Fabio Vagnarelli.
Quali peculiarità ha ravvisato nel loro stile?
La loro comicità s’innesta, con grande ed evidente originalità, nel clima culturale definibile come ‘postmoderno’, in cui la memoria consapevole del passato convive con l’attualità, sia dal punto di vista dello stile sia da quello dei contenuti: ma la cosa più importante, oltre al fatto che gli Oblivion sanno unire intelligenza e divertimento suscitando spesso applausi e risate a scena aperta, è la loro prodigiosa cultura teatrale e musicale, capace di spaziare con eguale efficacia dalla citazione della musica lirica dell’Ottocento (il loro attuale spettacolo, 'Othello, l’h è muta' è ispirato a Verdi, ma anche a Shakespeare e a Rossini, con richiami tutt’altro che secondari a Quentin Tarantino, Zucchero, il Quartetto Cetra, Donatella Rettore, ecc) ai rapper più estremi come Fabri Fibra e Club Dogy Box. Tra le tante altre peculiarità da segnalare anche la propensione a evitare i facili effetti mediante volgarità o simili – dal momento che preferiscono, di gran lunga, esprimersi con l’arguzia e il garbo – e la capacità di toccare anche le corde di un notevole impegno civile senza mai diventare seriosi: penso, solo per citarne uno, a un loro splendido brano, ‘La stazione di Bologna’, che con calviniana leggerezza allude amaramente alla strage del 2 agosto 1980.
Come si articola l’ebook?
Un frame tratto da 'I promessi sposi in 10 minuti' |
Come si coniuga la sua passione per la storia e l’archeologia con quella per il teatro?
Negli anni ho scritto parecchi tra libri e cataloghi di archeologia, arte e arte contemporanea, ma questo è il mio primo ebook e anche il mio primo contributo dedicato al teatro, passione che ho sempre avuto fin da ragazzo. Averlo scritto sugli Oblivion – non solo bravissimi artisti, ma ragazzi che hanno saputo mantenersi semplici nonostante il meritato successo – è poi un motivo in più per esserne orgoglioso.
A quali altri progetti culturali si sta dedicando?
Ho appena inaugurato a Città di Castello una mostra su uno degli artisti-simbolo del ventesimo secolo, Andy Warhol. Ma oltre a dedicarmi a quella che dovrebbe essere la mia normale professione di storico e critico d’arte penso di continuare a scrivere altri ebook: una serie dedicata alle relazioni tra mondo dell’arte e calcio (si chiamerà ‘Arte e pallone’ e sarà concepita per parallelismi tra grandi artisti e grandi calciatori, ma non fatemi dire di più...) e una serie, più istituzionale, di agili monografie di protagonisti dell’arte: il primo in cantiere è René Magritte.
Ha una visione molto poliedrica del lavoro, dunque. Qual è stato il suo percorso di carriera?
Nei miei anni universitari ho avuto la fortuna di avere un maestro straordinario, Filippo Coarelli, uno dei massimi esperti viventi di archeologia romana, che non solo mi ha fornito fondamentali ragguagli per leggere il ‘fenomeno-arte’, ma mi ha insegnato a sentirmi libero di spaziare intellettualmente, rifiutando eccessi specialistici che talvolta possono chiudere la mente. Chissà, avere scritto un testo sul teatro comico provenendo da una tesi sull’antica Pompei, nasce anche dalla visione aperta di Coarelli! Altro fondamentale aspetto della mia carriera è stato l’insegnamento, trascorso per oltre vent’anni con i ragazzi dell’Istituto d’Arte ‘Bernardino di Betto’ di Perugia, un’esperienza preziosa e fondamentale, e, dal 2005, con altrettanto entusiasmo, con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti ‘Pietro Vannucci’ della medesima città, Perugia, in cui vivo dal 1977, quando vi giunsi, diciannovenne, da Milano.
Emidio De Albentiis, Tutti pazzi per gli Oblivion, Cendon Libri, 2013, pagg. 147, 4 euro