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26 giugno 2014

Osteoporosi severa: il percepito e il vissuto delle over 50

La campagna 'Stop alle fratture' è alla quarta edizione
Quanto ne sanno le italiane di osteoporosi severa, ossia di osteoporosi con frattura? Non molto, a giudicare dall’indagine demoscopica ‘La fragilità ossea: conoscenza e percezioni delle donne over 50’ condotta da Pepe Research per conto delle cinque principali società scientifiche nell’ambito delle malattie metaboliche dell’osso: Siommms (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), Siot (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), Sir (Società Italiana di Reumatologia), Ortomed (Società Italiana di Ortopedia e Medicina) e Gisoos (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa). Secondo lo studio, che ha riguardato 401 donne di età compresa tra i 50 e i 79 anni e che è stato condotto in concomitanza dell'avvio della quarta edizione della campagna di sensibilizzazione ‘Stop alle fratture’, 8 italiane su 10 dichiarano di sapere che si tratta di una patologia seria, tuttavia sottostimano fortemente i rischi di frattura di vertebre, polso, omero e femore ad essa legati, nonostante portino a una drastica riduzione dell’autonomia del soggetto con conseguente peggioramento della qualità della vita. Tante sono inoltre le donne inconsapevoli di essere esposte al rischio fratturativo: è infatti convinzione diffusa (per il 50% del campione, in pratica un’italiana su due oltre i 50 anni) che la principale causa dell’osteoporosi severa sia la menopausa precoce (vale a dire intorno ai 45 anni) legata al calo degli estrogeni ‘protettivi’, tra l'altro, del tessuto osseo.
Specialisti a confronto sul tema dell'osteoporosi severa
In realtà sono molteplici - alcuni dei quali maggiormente incidenti - i fattori di rischio: spaziano da una dieta sbilanciata (povera di calcio) a una storia personale o familiare di fratture ricorrenti, dall’assunzione di determinati farmaci (come i cortisonici e gli antiepilettici) alla carenza di vitamina D (dovuta anche a una scarsa esposizione al sole), dall'eccessiva magrezza all'obesità, dal fumo all'abuso di alcol. Sempre secondo l’indagine, è allarmante che in caso di frattura solo il 30% delle intervistate manifesterebbe un atteggiamento reattivo ricorrendo a una valutazione clinica; la percentuale rimanente del campione tenderebbe infatti a minimizzare la gravità dell’accaduto attribuendolo a semplice disattenzione o fatalità. Scaturisce dunque dalle evidenze di questo studio la necessità di continuare a sensibilizzare le over 50 con la campagna informativa ‘Stop alle fratture’ intrapresa dal 2011 dalle suddette cinque realtà scientifiche e realizzata con un unrestricted grant di Eli Lilly Italia. Fulcro dell’operazione il sito stopallefratture.it che mette fra l'altro a disposizione un prezioso strumento online, il Defra Test, che consente di conoscere il proprio rischio di frattura nei successivi dieci anni. Il sito fornisce anche un consulto via email da parte di un esperto. Sull'argomento in oggetto si sono confrontati ieri a Milano i medici Giuseppina Resmini e Alfredo Nardi, entrambi nel board scientifico della campagna 'Stop alle Fratture', e Maria Grazia Pisu, presidente di Anmar, in rappresentanza dei pazienti interessati dalla patologia.