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18 luglio 2019

'Serenity - L'isola dell'inganno' in sala dal 18 luglio con Lucky Red

Il prestante e introverso Baker Dill (Matthew McConaughey), ex militare di stanza in Iraq con un passato affettivo burrascoso, si è ritirato a Plymouth Islands, una splendida isola tropicale, e trascorre le giornate sulla sua imbarcazione, ossessionato dal tonno gigante Justice, che non è ancora riuscito a catturare.
Diretto da Steven Knight, il film è carico di mistero e suspense
Tutto scorre tranquillo, fino a quando la sua ex moglie Karen (Anne Hathaway) lo rintraccia, chiedendogli di aiutare lei e il loro giovane figlio a uccidere il suo nuovo sadico e violento marito Frank (Jason Clarke). Il piano è semplice: basta che Baker Dill, durante una battuta di pesca nell'oceano, getti Frank fuori bordo, dandolo in pasto agli squali. Diviso tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, Dill, che nel frattempo ha una relazione di letto con la matura e materna Constance (Diane Lane), ma che in realtà è ancora innamorato della ex moglie e non riesce a restare insensibile alla sua richiesta di aiuto, si ritrova suo malgrado catapultato in un passato che credeva di essersi lasciato alle spalle. Ma in 'Serenity - L'isola dell'inganno', diretto e sceneggiato da Steven Knight, come lascia intuire il sottotitolo del film, la realtà non è come ci appare: del resto, da tutti i personaggi scaturisce un'ambivalenza (data da sguardi nel vuoto, abiti da cliché e situazioni in loop) che si comprenderà solo nel colpo di scena finale, che, anche se non tutti apprezzeranno, non potrà non lasciare a bocca aperta. Pur non essendo un noir o un thriller nell'accezione classica del termine, Serenity è un film carico di mistero e suspense e rende inoltre omaggio ai classici del cinema e alla letteratura di genere, con dialoghi, trama e contesti di alto livello che fanno riferimento alle opere di Ernest Hemingway e Graham Green. Da oggi al cinema con Lucky Red e 3 Marys.

24 marzo 2019

Il film capolavoro 'Cafarnao' al cinema dall'11 aprile con Lucky Red

Lucky Red, in associazione con 3 Marys Entertainment, porta nelle sale italiane dal prossimo 11 aprile 'Cafarnao. Caos e miracoli', capolavoro 'neorealista' della regista libanese Nadine Labaki.
Il viaggio iniziatico di un 12enne in una Beirut impietosa
Protagonista del film, già vincitore del Premio della giuria al Festival di Cannes 2018 e Candidato agli Oscar, il piccolo Zain Al Rafeea, che dà il volto a Zain, 12enne di Beirut detenuto in un carcere minorile per un fatto di sangue. Un ragazzino cresciuto in una famiglia numerosa, nella miseria e nel disagio più profondi, che però non ha perso la speranza e, forte del candore della sua età, si ribella al sistema con un gesto simbolico: cita in giudizio i genitori per averlo messo al mondo privandolo di ogni diritto - in primis quello di essere amato - con il sostegno di un avvocato difensore interpretato dalla stessa Labaki. Un film struggente e duro come un pugno allo stomaco, assolutamente da vedere, perché, attraverso le vicissitudini del bravissimo protagonista e del suo viaggio iniziatico verso la speranza, invita a riflettere su tanti temi come l'estrema povertà, l'immigrazione clandestina, l'emarginazione, il maltrattamento dei bambini, lo sfruttamento minorile, il razzismo, i diritti umani negati a bambini che si ritrovano, loro malgrado, catapultati in una vita da adulti. Spiega la regista: "Io concepisco il cinema come uno strumento per sollevare interrogativi – negli altri e in me stessa – sul sistema attuale, proponendo il mio punto di vista sul mondo, all'interno del quale io evolvo. Malgrado nei miei film io dipinga una realtà cruda e spiazzante, resto profondamente idealista e credo nel potere del cinema. Sono convinta che i film possano se non cambiare le cose, quantomeno avviare un dibattito o invitare alla riflessione". Oltre all'indiscutibile bravura della Labaki, il film, pur non essendo un documentario, è incredibilmente realista: merito degli interpreti, scelti tra persone che vivono nelle condizioni infernali descritte da 'Cafarnao', a cui è stato chiesto di essere se stesse nel loro impietoso quotidiano: anche per questo le riprese hanno richiesto sei mesi di lavoro, per un girato di ben 520 ore, da cui sono scaturiti i 123 minuti di durata della pellicola, prodotta da Mooz Films