Sempre più utilizzate, le emoticon sono un linguaggio non verbale universale |
Le 'faccine gialle', sempre più utilizzate, sono ormai diventate un linguaggio non verbale universale capace di tradurre in simboli grafici emozioni, espressioni, reazioni e gesti, ma anche di sostituire determinate parole, arricchendo e talvolta cambiando radicalmente il significato dei messaggi. Questo fenomeno testimonia un'evoluzione delle abitudini e dei costumi, evidenziando come il linguaggio della nostra società stia cambiando in una direzione che privilegia velocità, immediatezza e immagini. Il primo dato che emerge riguarda l'utilizzo stesso delle emoji: il 100% del campione le usa abitualmente per velocizzare e sintetizzare messaggi. Più nel dettaglio, si scopre inoltre che le emoji più diffuse sono quelle legate a emozioni positive. Al primo posto c'è la faccina che piange di gioia (53%), seguita dal classico smile che sorride (18%) e dall'emoji con gli occhi a forma di cuore (16%). E se le immagini e foto di animali fanno incetta di cuori e like sui social, tra le emoji sembra invece che abbiano meno successo: solo il leone (3%) va per la maggiore. Se da un lato le faccine sono un alleato perfetto, da utilizzare a tutte le età per una comunicazione efficace e veloce, ci sono alcuni contesti in cui sarebbe meglio evitarle. Secondo il 42% degli intervistati è meglio non utilizzare le emoji per comunicare con i propri superiori, seguito da un ulteriore 25% che dichiara che sarebbe meglio evitarne l'utilizzo anche con i colleghi di lavoro.