26 dicembre 2017

In ricordo di Gualtiero Marchesi, maestro dal palato assoluto

Il suo piatto-simbolo: riso, oro e zafferano
Una vita dedicata all'alta cucina come forma d'arte, quella di Gualtiero Marchesi, scomparso oggi a Milano, all'età di 87 anni. Gastronomia stellata, ma non solo: com'è risaputo, il più grande chef italiano di fama internazionale, colui che ha codificato la nuova cucina italiana e che ha formato tanti cuochi, molti dei quali divenuti ambasciatori della cultura enogastronomica italiana nel mondo (del resto "L'esempio è la più alta forma d'insegnamento", soleva dire), era anche un profondo appassionato di arti visive, filosofia, musica e viaggi, tutte passioni con cui arricchiva e 'contaminava' artisticamente la sua cucina. Uomo colto e raffinato, arguto e intellettualmente vivace, affabile, ma fermo, deciso e per nulla modesto - come solo i leader carismatici sanno essere - diceva di non amare il lusso e l'ostentazione, bensì l'eleganza e la ricercatezza visiva.
Marchesi ha fatto della cucina una forma d'arte
Elemento, quest'ultimo, imprescindibile in tutte le sue creazioni culinarie (a cominciare da riso, oro e zafferano, una delle sue opere più famose, creata nel 1981) e nell'ampia oggettistica scaturita dalla sua vulcanica creatività, la stessa che lo ha portato ad aprire a Milano, sua città natale, anche dei ristoranti e, più di recente, la scuola di formazione che porta il suo nome, l'Accademia Gualtiero Marchesi. Nel 2013 ho avuto la fortuna d'incontrare Marchesi in ripetute occasioni presso Alma, la scuola internazionale di cucina italiana, di cui all'epoca era rettore: quell'anno presso la Reggia di Colorno ho preso parte - in veste di cronista - alla rassegna Alma Viva che si è conclusa con un'esclusiva cena di gala 'Gli anni Verdi di Marchesi', con un menu da lui firmato, dedicato a Giuseppe Verdi in occasione del bicentenario dalla morte del compositore. Una serata emozionante, che ha visto anche la partecipazione di alcuni amici di Marchesi: il critico Philippe Daverio, il regista Ermano Olmi e il conduttore televisivo Cino Tortorella. Ho ritrovato Marchesi quello stesso anno, al percorso formativo Alma Summer School, che si è concluso con la consegna degli attestati di partecipazione ai giovanissimi aspiranti chef partecipanti e coronato da una sua lectio magistralis dedicata al raffronto tra gastronomia e musica. E' con questa lezione originale e affascinante, in cui Marchesi rifletteva sul rapporto tra musica e cucina, mettendoci a conoscenza del cosiddetto palato assoluto - dote rara che lui possedeva - che desidero ricordarlo, grata di aver potuto conoscere un uomo unico, un fuoriclasse dei fornelli, un pezzo di storia della cucina italiana d'autore, un vero maestro.
Aida, Otello e Il Cigno di Busseto: tre creazioni culinarie di Marchesi per la cena dedicata a Giuseppe Verdi